Il 20 e il 21 aprile, riflettori puntati sulla città del piave, con un grande concerto ideato per il Centenario e la prima mostra-omaggio del progetto “Ospiti in Pinacoteca”, dedicata alla Pax Romana. Protagonista il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Vittorio Veneto, 20 aprile – Teatro Da Ponte ore 20.45. Ingresso libero
Vittorio Veneto 21 aprile – Galleria d’Arte
Con due eventi dal forte valore simbolico, si avvia il ricchissimo programma elaborato da Vittorio Veneto nell’ambito del centenario della Grande Guerra, con l’obiettivo di commemorare l’atto finale del conflitto: quello della battaglia conclusiva e vittoriosa, nota al mondo come la “Battaglia di Vittorio Veneto”.
Un momento cruciale della nostra storia di cui si vuole mettere in luce il significato più profondo, con il titolo: “1918. Quando scoppia la pace”, riflettendo e ricordando a più livelli e sotto differenti aspetti, il momento della fine dei combattimenti, lo sguardo al futuro e alla speranza e la pacificazione; il momento della ricostruzione da un lato e del compianto dall’altro.
Il programma, che animerà la città per i prossimi otto mesi fino alla solenne giornata del 4 novembre – con musica, arte, cinema, sport, convegni, conferenze, raduni d’associazioni d’arma ecc. – si apre dunque il 20 e il 21 aprile con due appuntamenti culturali di particolare rilievo, a ingresso gratuito nei due giorni d’avvio.
Il 20 sera, al Teatro Da Ponte, l’imperdibile esecuzione di un‘opera dal titolo “Eroi sono quelli che costruiscono la pace” – esempio di come la musica sappia parlare, come non mai, dei sentimenti e delle emozioni di guerra e di pace – eseguita una sola volta dalla sua ideazione, nel 2015 al Teatro La Fenice di Venezia. Il programma del concerto sarà diviso in due parti.
Nella prima “La Grande Guerra” (vista con gli occhi di un bambino)”, una “favola vera” – con adattamento e drammaturgia di Sandro Cappelletto e musica composta da Claudio Ambrosini – per coro maschile, soprano, voce narrante e strumenti; liberamente tratta dal quaderno di scuola e dai ricordi di guerra di Giuseppe Boschet, che nel 1917 aveva 3 anni, e con parole e versi di Anna Achmatova e Nelson Mandela.
La seconda parte del programma proporrà invece “Canti di guerra e canti di pace” italiani, francesi, tedeschi, americani, slavi, dedicati alla memoria dei caduti e accompagnati dalla lettura di episodi tratti dal romanzo dello scrittore veneziano Carlo Della Corte, Il grande balipedio, ambientato sul fronte dell’Isonzo.
Il giorno successivo invece, il 21 aprile, riflettori puntati sul primo appuntamento del progetto “Quando scoppia la pace – Ospiti in Pinacoteca” che propone tre omaggi d’arte a Vittorio Veneto, ciascuno con il significativo prestito di un’opera d’arte iconica o di un nucleo sceltissimo di opere, da parte di un importante museo italiano, intorno al tema guerra/pace, ovvero al passaggio a quella nuova condizione emotiva e sociale determinata dalla fine di un conflitto.
Il primo omaggio – più che mai evocativo, dedicato alla Pax Romana – sarà quello del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, autentico “tempio” dell’arte classica tra i più ammirati e importanti al mondo, custode tra l’altro dell’eccezionale Collezione Farnese e dei numerosi ritrovamenti di Pompei ed Ercolano. Fino all’8 luglio. Il lungo periodo di pace e di concordia universale che caratterizza i primi due secoli dell’Impero, tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., è accompagnato dal programma di rinnovamento politico, culturale e religioso di Augusto testimoniato anche dall’arte. A Vittorio Veneto l’eccezionale esposizione di 4 reperti romani di grande valenza storico-culturale, tra cui spicca la grande statua di culto, personificazione della Concordia Augusta, databile agli inizi del I secolo d.C., che si trovava nell’edificio di Eumachia, sacerdotessa di Venere e patrona dei fullones (tintori), fatto costruire da Augusto a sue spese nel foro di Pompei.
Eroi sono quelli che costruiscono la pace
Un grande evento musicale al Teatro Lorenzo Da Ponte
VITTORIO VENETO
Teatro Da Ponte, 20 aprile 2018 ore 20.45
La musica è indubbiamente una delle arti più adatte a “rappresentare” emozioni, sentimenti, ricordi relativi ad una determinata epoca.
Nel contesto degli eventi legati al Centenario della Guerra, “Eroi sono quelli che costruiscono la pace” – in programma al Teatro Da Ponte il 20 aprile 2018 – si fa dunque rappresentazione di ciò che la guerra è stata e nel contempo della speranza e della necessità di pace.
La musica: mezzo di espressione in tempo di guerra per una pluralità di stati d’animo e di situazioni: l’esaltazione patriottica, l’intrattenimento e la marcia, l’angoscia e la disperazione, la contestazione e la rabbia, no alla morte. Ed è proprio durante un momento destabilizzante e sconvolgente come la guerra che vengono creati vastissimi repertori musicali per incentivare le truppe, per supportare l’animo dei soldati, ma anche per esprimere il dissenso o il commiato finale per chi non sopravvisse alla battaglia. Altrettanto nel momento in cui “scoppia la pace” la musica subisce un mutamento, si fa più leggera, diffonde la joie de vivre ma viene anche utilizzata come strumento di ricordo per quello che è stato.
In questo contesto simbolico e di forte suggestione il concerto – rappresentato una sola volta al Teatro La Fenice di Venezia el 2015 – prevede due momenti: “La Grande Guerra (vista con gli occhi di un bambino)”: una favola vera per coro maschile, soprano, voce narrante e strumenti, liberamente tratta dal quaderno di scuola di Giuseppe Boschet (poi seminarista e sacerdote) e dalle parole e i versi di Anna Achmatova e Nelson Mandela, con drammaturgia e adattamento del testo di Sandro Cappelletto e musica di Claudio Ambrosini. “All’inizio dell’autunno del 1917– scrive Cappelletto – Giuseppe Boschet è un bambino di appena tre anni, nato nella campagna veneta. Finita la guerra, inizia la scuola elementare, impara a leggere e scrivere, incontra una meravigliosa maestra che chiede ai suoi alunni di raccontare «i fatti della guerra». E lui racconta.
La seconda parte della serata propone invece “Canti di guerra e di pace – Europa 1914-1918”, con la direzione di Maria Dal Bianco e il coro Coenobium Vocale: un percorso tra canti di guerra e di pace italiani, francesi, tedeschi, americani, slavi, dedicato alla memoria dei caduti.
Le canzoni sono accompagnate dalla lettura di quattro episodi tratti da Il grande balipedio, romanzo dello scrittore veneziano Carlo Della Corte (1930-2000), ambientato sul fronte dell’Isonzo e che vede protagonista il giovane tenente Germano Bandiera.
Programma
PRIMA PARTE
LA GRANDE GUERRA (VISTA CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO)
favola vera per coro maschile,
soprano, voce narrante e strumenti
Sandro Cappelletto, drammaturgia e adattamento del testo; voce narrante
Claudio Ambrosini musica; regia del suono
Sonia Visentin soprano
Matteo Liva pianoforte
Alberto Perenzin pianoforte
Giulio Somma percussioni
Maria Dal Bianco direttore del coro e dell’esecuzione
Coenobium Vocale
Fabio Antoniazzi, Tobia Apolloni, Mario Broccardo, Francesco Buzzacchero, Simone Cecchin, Pietro Cecchinato, Luca Cenzato, Daniele Cernuto, Christian Cocco, Fabio Dalla Vecchia, Moreno Dani, Francesco De Pretto, Stefano Frighetto, Pietro Gasparin, Francesco Grotto, Renato Grotto, Giampaolo Maino, Luigi Marasca, Andrea Milani, Raffaello Muraro, Alessandro Parise, Stefano Rigon, Alessandro Simonato, Alberto Spadarotto, Mirco Zanrosso.
SECONDA PARTE
CANTI DI GUERRA E DI PACE
Europa 1914-1918
Sandro Cappelletto voce narrante
Alberto Spadarotto baritono
Raffaello Muraro voce
Patrizio Baù chitarra
Francesco Grotto pianoforte
Coenobium Vocale
Maria Dal Bianco Maestro del coro
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LAMENTO
MONTE GRAPPA – LEGGENDA DEL PIAVE
(elab. Bepi De Marzi)
MONTE PASUBIO
(Bepi De Marzi)
DÉSERTEUR!
(elab. Paolo Bon)
O GORIZIA
(elab. Maria Dal Bianco)
AM BACHBETT BRENNT DIE BITTRE BEERE
(Ludwig Egler – elab. Maria Dal Bianco)
STELUTIS ALPINIS
(parole di A. Zardini – arm. di A. Pedrotti)
IL TESTAMENTO DEL CAPITANO
(elab. Mauro Zuccante)
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OSPITI IN PINACOTECA
Obiettivo del progetto che si è voluto denominare “Ospiti in Pinacoteca” nell’ambito del Programma “1918. Quando scoppia la pace” è indagare i risvolti che la tematica ha assunto, dall’antichità ai tempi più moderni, nelle sue diverse manifestazioni storico-artistiche.
L’arte diventa dunque un ulteriore veicolo di riflessione sul tema della pacificazione, della fine dei conflitti e del rapporto tra Guerra e Pace.
Tre appuntamenti, cadenzati da aprile a novembre, ciascuno con poche, simboliche opere, di volta provenienti da importanti istituzioni museali che rendono omaggio, con i loro prestiti significativi, al tema universale affrontato in queste commemorazioni e alla città di Vittorio Veneto, emblema a livello mondiale della fine della Grande Guerra e dello “scoppio” della pace.
Il primo “ospite” sarà il Museo Archeologico Nazionale di Napoli diretto da Paolo Giulierini, uno dei musei archeologici più importanti in Europa, con un patrimonio di oltre 250.000 opere e con capolavori noti e ammirati in tutto il mondo. Il MANN con il supporto di Marialucia Giacco, funzionario archeologo del Museo, ha selezionato 4 opere altamente evocative di quella che Seneca definì la Pax romana, ovvero quel periodo durato ben due secoli, di concordia, sviluppo e pace, reso possibile dalla politica di Augusto.
La Pax Augustea era intesa, innanzitutto, come securitas coincidente con la fine delle guerre civili: un senso di sicurezza generalizzato e la certezza del diritto al benessere e alla prosperità economica. Era l’avvio della cosiddetta l’Età dell’oro (Aurea Aetas), emblematicamente rappresentata dal monumento simbolo dell’età augustea, l’ Ara Pacis Augustae, i cui motivi decorativi si diffonderanno rapidamente ben oltre Roma, anche come segno di adesione e omaggio nei confronti del princeps e del nuovo regime politico da lui instaurato.
Esposti a Vittorio Veneto nell’occasione ci saranno dunque un Puteale in marmo ( bacino per la raccolta dell’acqua), degli inizi del I secolo d.C con tralci di vite: un motivo connotante l’abbondanza e il benessere, derivante dal fregio anteriore dell’Ara Pacis Augustae, l’altare che – com’è noto – Augusto dedicò nel 9 a.C. proprio alla Pace. Quindi una bella “Lastra campana” in terracotta dal forte significato politico: laddove Perseo al centro della scena identifica Ottaviano, Medusa Cleopatra, ultima regina d’Egitto e l’offerta della testa di Medusa ad Atena evoca la pacificazione Universale garantita dalla battaglia di Azio.
A partire dall’età augustea la Dea Fortuna inizia ad essere raffigurata con patera e cornucopia, attributi che a la caratterizzano quale Dea della Concordia o Abbondanza.
In tal modo appare nel medaglione in argento proveniente da Pompei e databile tra il 50 e il 79 d.C, altro prestito prestigioso del MANN.
La Fortuna è una divinità spesso associata alla figura di Augusto e la patera e i frutti della terra raccolti nel corno sono i simboli della pace e della ricchezza dei tempi.
Infine,imponente nei suoi due metri di altezza eccola la Statua della Concordia in marmo (inizi del I secolo d.C) figura che in età romana simboleggiò la fedeltà di tutto l’esercito verso l’imperatore.
Questo esemplare proviene dall’edificio di Eumachia a Pompeanche in questo caso la cornucopia è simbolo di abbondanza che richiama i tempi di pace e dell”eta augustea.