Le fedi e gli anelli nuziali sono un simbolo d’amore. Ma anche di sacrificio. Come successe durante il fascismo
Le fedi sono il simbolo concreto del legame matrimoniale. In commercio ce ne sono di bellissime: d’oro giallo (tradizionali), d’oro rosa (delicate), d’oro bianco (eleganti), d’oro bianco con diamante (lussuose), d’oro bianco tempestate di diamanti (pretenziose), di platino (insuperabili). Ce ne sono di lisce, di dentellate, di decorate, di zigrinate, di …”comfort fit”, cioè confortevoli al tatto e alla vista.
Le fedi fanno parte del corredo rituale delle nozze. E la loro origine ha almeno tremila anni. L’anello, simbolo di un legame d’amore, viene riscontrato addirittura nell’antico Egitto. Furono proprio i sudditi dei faraoni a individuare la “vena amoris”, cioè la vena che partendo dall’anulare sinistro arrivava fino al cuore. Cingere questa vena con un anello, a quanto pare, significava ottenere fedeltà e amore imperituri.
Da allora (e ne sono passati di millenni), la fede sull’anulare sinistro (o destro, se vi sposate in Spagna) significa matrimonio. Significa amore certificato da un metallo di valore.
L’usanza, in Italia, si è interrotta il 18 dicembre 1935, quando il paese varò una politica di raccolta dei metalli preziosi utili alla causa bellica. Alla vigilia di questa giornata, si diede il via alla campagna “Oro alla Patria” e il 18 dicembre, fu proclamata la “Giornata della fede”, giorno in cui gli italiani diedero vita a una grande e (quasi) spontanea mobilitazione, per donare le proprie fedi nuziali e sostenere i costi della guerra.
Tutta la nazione fu coinvolta. La cerimonia principale si svolse all’Altare della Patria a Roma. La prima donna a donare la propria fede e quella del marito fu la regina Elena del Montenegro. Poi ci fu Rachele Mussolini che dichiarò di aver donato mezzo chilo d’oro e due quintali e mezzo d’argento, frutto dei doni ricevuti dal marito come Capo di Stato.
In poco tempo a Roma furono raccolti più di 250.000 anelli, a Milano 180.000.
Tra i donatori ricordiamo Luigi Pirandello (che non donò la fede nuziale ma niente meno che la medaglia del Premio Nobel), Guglielmo Marconi, Benedetto Croce e Gabriele d’Annunzio.
A coloro che si privavano della fede d’oro, lo stato dava in cambio una fede di ferro, spesso marchiata con la dicitura “Oro alla patria”.
Dove finì tutto quel ben di Dio? Non si sa quanto oro fu tramutato in armi. Ma un fatto storico è certo: due damigiane piene di fedi d’oro furono trovate il 27 aprile 1945 dalla 52ª Brigata Garibaldi “Luigi Clerici” tra le ricchezze dei gerarchi fascisti in fuga con Mussolini.
Monica Masut