Una medium, di recente, ha confermato la presenza di fantasmi a Villa Maresio. Ma forse a fare “baccano” è solo la lunga storia della casa, passata di mano in mano (tra nobili famiglie). Oppure sono i gufi, perché la natura con la sua bellezza una delle stanze dell’abitazione
Se c’è una villa che tutti i coneglianesi sognano di avere – o almeno di vedere all’interno con i propri occhi – è la famosa Villa Maresio, dimora storica oggi di proprietà della famiglia Dalla Libera, titolare della cantina Foghera di Valdobbiadene. Questa straordinaria abitazione signorile domina da un colle al confine di Ogliano, affacciato sulla Calpena di San Vendemiano. La sua posizione panoramica isolata, ma al contempo vicinissima alle strade principali, la rende più appetibile delle concorrenti per il titolo di “la più bella e ambita” come potrebbero essere Villa Paccagnella, Villa Giustinian o Villa Lippomano, tutte non molto distanti in linea d’aria. Certo è innegabile che, senza un buon restauro a fare la differenza, appaia meno competitiva a un occhio non clinico, ma ha le carte in regola per diventare la numero Uno.
A suo favore gioca la storia, o meglio la leggenda, la più intrigante e misteriosa dell’intero circondario, che l’ha resa famosa come “Palazzo delle Anime”. Circolano voci su sinistri suoni provenienti dalla villa: fantasmi di uomini, vittime di una nobildonna innominabile (nel senso che nessuno ha mai riportato il suo nome). Pare che la signora, dopo essersi stancata dell’amante di turno, lo attirasse verso una botola attivata da un congegno che l’apriva all’improvviso, facendo precipitare il malcapitato in una stanza con il fondo pieno di lance affilate, dove trovava una morte tragica. Secondo un’altra versione la dama, non più benestante, faceva sparire i suoi amanti attraverso la botola con il trabocchetto per poterli derubare dei loro averi. Sull’identità della signora mancano riferimenti e indicazioni temporali. Ognuno quindi può trarre le sue conclusioni. È utile invece conoscere la storia dell’edificio per poter fare le giuste valutazioni. La villa appare menzionata per la prima volta nel testamento di Minuccio Minucci, famoso arcivescovo di Zara, morto nel 1604, a cui è legato anche il celebre Palazzo oggi Minucci De Carlo di Serravalle a Vittorio Veneto. Resta in possesso della stessa famiglia fin quando non si estingue con Giulia Minucci, nel 1823, allorché entra a far parte del già cospicuo patrimonio dei Gera.
Giulia era infatti sposata con un Gera e la villa viene ereditata dal figlio: Bartolomeo Francesco Gera. Nel Novecento viene acquistata prima dagli Amadio e poi dai Maresio che mantengono la proprietà fino al 1999, quando l’acquista Francesco Dalla Libera. Il “periodo Maresio” è quello che molti coneglianesi ricordano. Allora la villa era abitata e i giardini, paradisiaci, vantavano piante esotiche e rare. C’erano l’orto, il frutteto e il boschetto intorno. Non c’era più invece la chiesetta, alla quale conduceva un passaggio sotterraneo fatto chiudere dai proprietari, che faceva parte di un’antica via di fuga, probabilmente di epoca antecedente alla villa costruita sul sedime di un avamposto medievale. L’interno si sviluppa su tre livelli con in mezzo il piano nobile. Nel sottotetto, all’epoca dei Maresio, si custodivano le granaglie e di notte era frequentato da topi e gufi… da qui forse provenivano gli strani rumori che si sentivano nelle vicinanze. In epoca più recente è stata utilizzata come set di Finché c’è prosecco c’è speranza, film del 2017, grazie al quale è diventata ancora più conosciuta.
Sono molte le potenzialità che la rendono eccezionale: dai giardini, uno con la fontana che ha ancora i pesci e le ninfee e l’altro con il pozzo – come in molti ricordano – alle numerose stanze, senza escludere i segreti che ancora custodisce. Amatissima dai coneglianesi, in molti passeggiano fin lassù per ammirarla. Non è un caso che i padroni abbiano ricevuto molte offerte d’acquisto, anche di recente, ma finora non hanno mai ceduto. L’ipotesi più probabile è vederla trasformata nella prestigiosa sede espositiva della produzione più pregiata della cantina Dalla Libera, ma ancora nulla è trapelato. Chi vorrebbe avere questa favolosa abitazione come casa deve tenere conto che, prima di tutto, sta “sposando” la storia e poi la leggenda, con tanto di fantasmi che una medium di recente ha confermato aggirarsi per le sue stanze, come racconta la guida che ogni tanto accompagna dei gruppi in visita.
Chiara Dall’Armellina