La genesi di questa icona si perde nella notte dei tempi. Ma nei secoli conserva intatto il suo fascino
Nonostante un 2020 così complicato, a tratti drammatico, in molti casi anche quest’anno in tante case della Marca a breve comparirà l’albero di Natale. Un’icona che, oltre a rappresentare il senso della festività, è a suo modo simbolo di buon auspicio.
Ma dove e quando nasce quest’usanza così radicata nella società contemporanea? E, soprattutto, perché? Le origini si perdono nella notte dei tempi, molto prima dell’avvento del cristianesimo. Non c’è una data di nascita precisa. E le spiegazioni possono essere molteplici.
NELL’ANTICHITÀ
Nei tempi arcaici ad esempio i sacerdoti celti, i famosi Druidi, consideravano l’abete un simbolo della vita in quanto specie sempreverde. E onoravano questi alberi con delle particolari cerimonie. D’altra parte la storia della mitologia legata agli alberi è ricca di capitoli.
Il sempreverde in particolare era percepito come qualcosa di vitale, simbolo di buona fortuna specie per l’anno nascente. Non a caso gli antichi Romani, alle “calende” di gennaio (ossia il primo giorno del mese), si regalavano il rametto di una pianta sempreverde. E oggi non continuiamo a scambiarci baci augurali sotto il vischio?
LA TRADIZIONE RELIGIOSA
Con l’avvento del Cristianesimo, questa sensibilità rimase radicata nel comune sentire. I primi cristiani ne fecero il simbolo di Cristo o, secondo altre interpretazioni, dell’albero della vita citato dalla Bibbia.
Quell’albero che, secondo alcune tradizioni religiose, Jahvè pose nel Giardino dell’Eden assieme all’albero della conoscenza del Bene e del Male.
Nell’esegesi (interpretazione dei testi) ebraica è insegnato che, in origine, i due alberi erano uniti. In seguito Adamo ne separò le radici. Prima del “peccato originale”, Adamo carpiva di continuo i segreti e la modalità della sapienza divina. Non a caso la cacciata dall’Eden avvenne perché venne mangiato il frutto dell’albero.
Sia quel che sia, conta l’immagine di fondo: l’albero è da sempre legato alla dimensione della divinità. Sia nel bene, che nel male.
L’ABETE
Il classico albero di Natale è, per definizione, l’abete. Perchè? Tra le diverse leggende e interpretazioni religiose, una è piuttosto suggestiva. L’abete infatti sarebbe stato scelto dai cristiani per la sua forma triangolare. Avrebbe infatti simboleggiato la Trinità divina, ossia il Dio unico ma comune a tre “persone” distinte e della stessa sostanza. In un’immagine semplice e comune, ecco il simbolo della fede. Questa è una delle possibili letture anche se – com’è chiaro – non è l’unica.
OGGI
In epoca moderna, il primo albero di Natale come lo conosciamo ai giorni nostri avrebbe una data di nascita piuttosto precisa. E un luogo.
Era il 1611 quando la duchessa di Brieg – Germania – aveva adornato il suo castello per festeggiare il Natale. Una delle sale aveva un angolo vuoto. E ordinò che un abete del giardino del castello venisse sradicato, trapiantato in un vaso e piazzato in bella mostra nella sala.
In tempi più recenti, la duchessa di Orleans addobbò per la prima volta il suo albero nel Natale del 1840. Fu un po’ una prima volta per il mondo cattolico, che guardava con diffidenza questa pratica adottata dai seguaci della Riforma luterana.
In questo contesto furono i Prussiani (nell’attuale Germania del Nord) a diffondere la consuetudine all’interno dei Paesi cattolici. Una consuetudine che dunque prese piede ovunque.
Così il simbolo dell’albero, poi dell’abete, e infine dell’abete addobbato, arriva ai giorni nostri. E diventa un’icona della festività natalizia, soprattutto dopo l’avvento della società dei consumi nel secondo dopoguerra. Ad ogni modo nei secoli e fino ai giorni nostri, l’albero non ha mai perso questo aspetto di simbolo legato alla vita che si rigenera, alla divinità e al buon auspicio per il domani.
Un augurio che, per tanti motivi, questo Natale ci faremo forse con maggior convinzione rispetto al passato. Magari vicino a un albero addobbato.
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G. Andrea Rorato