L’origine del Presepe: da simbolo paleocristiano  a oggetto d’arte

È un’immagine celebre in tutto il mondo, rappresentata ovunque. Il presepio a Natale viene allestito nelle case e nelle piazze, non solo dei credenti. Ma dove e quando nasce? E perchè questa tradizione è così radicata non solo nel mondo cristiano?

LA PAROLA
“Presepe” o “Presepio” deriva dall’etimo latino “presepium”, formato da prae- (innanzi, di fronte) e da saepes (recinto, siepe). Pertanto, presepe o presepio, significa letteralmente “luogo recintato da una siepe”. In senso lato, stalla, mangiatoia, greppia.
Indica la rappresentazione della natività di Gesù Cristo che, secondo i vangeli canonici, nacque in una stalla e venne deposto in una mangiatoia.

IL SENSO DEL “DRAMMA”
Nel secondo capitolo del vangelo di Luca è indicato: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
Una scena tutt’altro che idilliaca, Anzi, a suo modo drammatica, frutto del rifiuto di ospitare per una notte una famiglia con una donna incinta proprio nel momento del travaglio. Una chiave di lettura di certo molto più presente tra i primi cristiani che nella sensibilità moderna.

L’IMMAGINE
Nella rappresentazione della Natività, Presepio appunto, vi è una capanna o grotta con la Sacra Famiglia, la mangiatoia e i pastori, sullo sfondo l’asino e il bue. L’adorazione dei saggi d’Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio.
Una rappresentazione quanto più possibile fedele ai testi sacri dei cristiani: d’altra parte era un modo di formare religiosamente il popolo. La stessa funzione che avevano, nel Medioevo, gli affreschi nelle chiese. Basti ricordare il ciclo di Giotto sulla vita di San Francesco, nella basilica superiore di Assisi. Per non parlare della michelangiolesca volta della Cappella Sistina.

LE FONTI
Tornando alle fonti principali del Presepio, ad occuparsi di questo particolare momento della vita di Gesù di Nazareth sono gli evangelisti Luca e Matteo, quest’ultimo ebreo e pubblicano, a differenza di Luca uno dei dodici apostoli.
Loro furono i primi a descrivere la storia dell’incarnazione di Cristo. Celebre e molto citato, durante il periodo natalizio, è il Vangelo di Luca, apparso nel secondo secolo dopo Cristo e poi divulgato nelle prime comunità cristiane, spesso non ebree.

LA GENESI
Sulla base di questi testi, le primissime immagini della Natività comparvero già nel quarto secolo a Roma, nelle catacombe dove si nascondevano i cristiani oggetto di persecuzione, prima dell’avvento di Costantino e della sua apertura alla nuova fede. Ad ogni buon conto l’origine esatta del presepio – inteso come immagine della Natività – è difficile da indicare, in quanto prodotto di un lungo processo.

Tuttavia esistono documentazioni in cui si evince come nell’epoca paleocristiana, nel giorno di Natale, i seguaci del Nazareno esponevano immagini ad hoc. E dal decimo secolo, nel cuore del Medioevo, assunsero un carattere sempre più popolare e diffuso.

LA DATA DI NASCITA
La tradizione cristiana indica, per la rappresentazione della Natività come la conosciamo oggi, un giorno ben preciso e pure un “padre “putativo”.
Nel Natale del 1223 San Francesco d’Assisi realizzò il primo presepio in un bosco. Dopo il permesso di Papa Onorio III, uscì dal convento di Greccio per erigere una mangiatoia all’interno di una caverna in un bosco. Qui vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia.
Poi predicò davanti al popolo un’omelia che rimase celebre. Il tutto per rendere facilmente comprensibile questa storia di Natale a quelli che non sapevano leggere. Quell’evento rimase memorabile, tanto che la tradizione si diffuse in maniera capillare. Ancor’oggi in quel paese viene organizzato un celebre presepio vivente ed è allestito un museo.

LA TRADIZIONE NEI SECOLI
Solo pochi anni dopo, nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, una delle più importanti della Cristianità (a due passi dalla stazione Termini) è presente uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio. Ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l’adorazione dei Re Magi.

Poi fu la volta del Rinascimento italiano: tante le immagini religiose magistrali di questo periodo. D’altra parte la Chiesa era il miglior committente per i tanti artisti straordinari attivi a cavallo tra ‘400 e ‘500.

Ma a dir la verità uno dei periodi più fiorenti per questo tipo di immagini fu il Barocco. Fu in quei decenni che l’immagine devozionale prese piede in maniera più che decisa nel mondo dell’arte. Dopo la Riforma luterana, per esempio, i Gesuiti in Germania scelsero il presepio come oggetto di preghiera e di formazione religiosa.
Da qui nacquero immagini particolarmente fastose, “barocche” appunto, che presero piede anche nella cattolicità. In breve ne comparve uno in ogni chiesa e questa rappresentazione visse il suo periodo aureo nel ‘700.

Con l’avvento della galoppante secolarizzazione ottocentesca, con l’Illuminismo, le guerre napoleoniche fino alle nuove dottrine teorizzate da Marx ed Engels, il presepio ebbe molta meno fortuna che in passato. Fu una sorta di tramonto, ma non di scomparsa.

OGGI
E si arriva ai nostri giorni dove quest’immagine è rifiorita. Specie nel secondo dopoguerra è cresciuto l’interesse per un tipo di rappresentazione divenuta spesso iconica e che a volte esula dal suo significato originario. Basti pensare ai celebri presepi che si possono ammirare e acquistare tra i vicoli di Napoli, con statue raffiguranti i personaggi del momento. I mercatini di Natale sono ovunque e i presepi, spesso, sono gli oggetti più venduti.

L’anno scorso, era il 1 dicembre 2019, il presepio fu pure oggetto della lettera apostolica Admirabile Signum di papa Francesco, che nell’incipit scrive: “Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia”.

Il Pontefice argentino ne raccomanda l’allestimento e soprattutto il ritorno alla sensibilità delle origini non dimenticando il senso profondo di un’immagine che suscita da sempre stupore. A volte non solo nei bambini.


G. Andrea Rorato