Il caso – comune – della pizza non è l’unico esempio, anzi…
TREVISO – Il piatto unico sta imponendosi e occupando sempre più spazio nella cultura alimentare degli italiani ed è interessante capire se questa scelta è dovuta alla moda, alla necessità o a una meditata scelta alimentare.
Partiamo da un dato molto chiaro, cioè dalla crescente diffusione della pizza che un buon numero di persone mangia anche a mezzogiorno. La pizza è un piatto unico, chi, infatti, mangia la pizza, non sente bisogno d’altro.
La prima osservazione è che mangiare la pizza ci esonera dall’accendere i fornelli; per cui scegliere la pizza significa non dover accendere il gas, scaldare l’acqua, cucinare. Basta, infatti, una telefonata e la pizza arriva calda e pronta alla porta di casa. Si sceglie la pizza per comodità? perché è buona e piace anche ai bambini? perché ci dà tutte le calorie di cui abbiamo bisogno?
A tutte queste domande la risposta è affermativa, per cui la pizza è davvero un ottimo piatto alternativo, per di più poco costoso, conveniente e soddisfacente.
Ed è un piatto unico.
Ma non c’è solo la pizza. Chi è lontano da casa per lavoro trova nei bar diverse interessanti offerte, dalla ormai dilagante insalatona, una specie di insalata nizzarda – verdure crude, uova sode, tonno e acciughe, conditi con vinaigrette – che ogni bar, enoteca, osteria prepara come gli capita o secondo i propri gusti. Oppure, sempre nei bar a mezzogiorno, si chiede un panino tipo Mac Donald; o un piatto di affettati o ancora 2-3 cucchiaiate di baccalà mantecato con due fette di polenta riscaldata al microonde; o altre preparazioni sia fredde che calde.
Il tutto accompagnato da una bibita analcolica o da un calice di vino, secondo i gusti o da semplice acqua di rubinetto.
Ma torniamo in casa, dove – succede spesso – una sera alla settimana si ordina la pizza – o la si va a prendere alla pizzeria più vicina – e, specie a mezzogiorno, si preferisce mangiare un piatto unico. Come può essere questo piatto?
Un buona pastasciutta col condimento preferito, che può essere burro, olio evo, sugo di pomodoro, ragù di carne o altro ancora. E lo si può preparare velocemente: si fa bollire l’acqua, si aggiunge il sale, si cala la pasta per il tempo indicato, la si toglie dall’acqua e la si versa sui piatti – che siano caldi – vi si versa sopra il condimento, sapendo che anche il sugo di pomodoro o il ragù li trovi pronti o quasi, basta riscaldarli e completarli come indicato nel barattolo e sono pronti. La domanda iniziale era: la tendenza che ci porta sempre più spesso verso il piatto unico è una necessità, una moda o una convenienza?
Non è facile rispondere, sappiamo però che nella storia alimentare ci sono stati nel corso dei secolo molti cambiamenti e che il modulo attuale – antipasto, primi, secondi, dessert – nasce dalla cucina francese tra Sette e Ottocento, affinata poi da
Grandi chef come Auguste Escoffier (1840-1935), mentre prima o c’era un piatto unico o diversi piatti sia caldi che freddi posti in tavola senza un ordine preciso. La risposta che ora si può dare alla domanda è provvisoria, ma sappiamo che i cambiamenti in atto sono il risultato di una cultura alimentare in movimento, per cui la risposta esatta la si potrà dare tra qualche decennio.
Quello che più conta è che i piatti unici rispondano ai bisogni nutrizionali e siano equilibrati per quanto riguarda le calorie derivanti da proteine, carboidrati e grassi. E qui, a prescindere dalla pizza, c’è ancora molto da equilibrare.
Gianpiero Rorato