Mini guida per la caccia alle erbette selvatiche
TREVISO – Con il termine erbe spontanee si annovera un ampio insieme di germogli, erbe, fiori e piante che sbocciano a primavera: bruscandoli, rosoline, s-ciopeti, pissacan e altre varietà dai simpatici nomi dialettali che da secoli regalano sapori agresti ai piatti della tradizione locale. Eccovi quindi una rapidissima guida al loro riconoscimento (e consumo).
Partiamo dal bruscandolo, che altro non è che il germoglio del luppolo selvatico. Questi giovani virgulti si aggrovigliano alle siepi vicino ai fossati e nelle zone più umide. Ampiamente raccolto e utilizzato nella tradizione culinaria veneta, è ottimo come base per frittate e risotti; diffuso anche l’utilizzo in minestre. Il bruscandolo ha molte proprietà depurative e diuretiche, come tutti i germogli primaverili. Per i più estii all’avventura della raccolta, i bruscandoli si possono anche trovare in commercio in mazzetti.
Vengono invece venduti a peso gli s’ciopeti o carletti, cioè le foglioline verdi e morbide della Silene Vulgaris, piantina che abbonda nei nostri prati e che a giugno genera un bel fiorellino biancastro-violetto chiaro, a forma di pallina. Gioco amato dai bambini di tutte le epoche era, appunto, far scoppiare – s-ciopar in dialetto – i piccoli fiori, da cui il nome veneto. Le foglioline, verdi chiare e morbide, sono buonissime in risotti, frittate e zuppe.
Quelli che si trovano in commercio sono in genere coltivati, non selvatici.
Ben più rustiche sono le rosoline, che altro non sono che le giovani foglie del papavero, l’infestante e bellissimo fiore che cresce sui terreni incolti e sempre meno nei campi di cereali. Sono ottime lessate, da sole o mescolate con altre verdure, come spinaci, coste, cicoria o giovani foglie di tarassaco, altra pianta spontanea conosciuta anche come pissacan, dente di leone o soffione. Del tarassaco si possono consumare anche i fiori, purchè ancora chiusi in bottone e non ancora sbocciati: questi piccoli germogli, conservati sott’olio, sono una vera golosità.
Vi auguriamo quindi una buona raccolta, facendo attenzione nella scelta delle siepi e dei prati di “caccia”: è meglio se sono lontani da strade trafficate o da zone dove si praticano colture intensive.
Sara Armellin