Se una notte vi capitasse di sognare il locale dei vostri desideri come lo descrivereste? Non sarebbe certo un modaiolo e affollatissimo bar del centro, ma un luogo quasi segreto, una sorta di club; vi si accederebbe tramite piccole stradine sterrate, ricche di vegetazione, come se la natura volesse celarlo da sguardi indiscreti e da una “pericolosa” affluenza. Sicuramente sarebbe ubicato in un posto da sogno e offrirebbe scorci paesaggistici popolati di verdi declivi, poggi e colline ricche di vigneti.
L’ipotetico avventore respirerebbe un’atmosfera accogliente, calda e informale che sa di cose autentiche e pulite, di gentilezza e di sorrisi. Potrebbe soddisfare (quasi) ogni suo sfizio enogastronomico, ma senza ordinare e, cosa che renderebbe questo luogo davvero unico e irreale, senza pagare, o meglio senza nessuno che controlla se lo si fa o meno. Proprio così, perché la particolarità principale della strana osteria consisterebbe nel fatto di essere priva dell’oste.
In realtà un simile luogo di accoglienza esiste davvero e ad “inventarlo” sono stati due amici: Cesare De Stefani (titolare dell’omonimo salumificio) e Aribert Ellemann, suo collaboratore. Il primo aveva acquistato questo rustico per farne un’abitazione, ma ha preferito ristrutturarlo senza alterarne la fisionomia e rispettandone lo spirito e l’essenza. Poi un giorno del 2005, per caso, ha lasciato tre bottiglie di Prosecco sul tavolo e dei calici capovolti, accompagnati dalla scritta: “Servitevi”. Da quell’invito accolto nasce “l’Osteria senz’oste” di S. Stefano di Valdobbiadene, una piccola casa colonica di fine Ottocento che dà ospitalità, 24 ore su 24, senza orari di chiusura o riposi settimanali.