Correva l’anno 452 dell’era cristiana quando gli abitanti di Opitergium, l’attuale Oderzo, dovettero abbandonare precipitosamente la loro città davanti alla furia devastatrice delle orde di Attila, il terribile re Unno deciso a conquistare ogni singola città dove passava nel suo procedere verso l’agognata Roma.
Aquileia fu rasa al suolo e poi Iulia Concordia e Opitergium, ma nel frattempo gli abitanti della terraferma avevano trovato rifugio nelle ospitali e sicure isole delle lagune. Gli opitergini s’erano rifugiati a Melidissa, un’isola circondata da acque basse e paludose, comunque non raggiungibile da quel “torrente di fuoco” capitanato da Attila. Nella nuova patria, anche se provvisoria (in attesa di tornare a Oderzo), i fuggiaschi costruirono nuove case e palazzi e chiamarono quel luogo Cittano- va, più tardi dedicata ad Eraclio (575-641) imperatore d’Oriente dal 610 e fino alla morte.
Poi, lentamente, Oderzo rinacque sopra le macerie del passato. I secoli si susseguono più o meno rapidi e dopo oltre un millennio alcuni illuminati opitergini decisero di raccogliere i ricordi del loro lontano passato e nel 1876, allestirono un primo Museo Archeologico nel quale con- servare tutti i reperti accumulati nel corso del tempo e custoditi in molte famiglie cittadine. Ci fu quasi una gara fra le vecchie famiglie di Oderzo per mettere in bella mostra i tesori archeologici gelosamente conservati in casa. Nei decenni successivi, grazie anche all’impegno delle istituzioni, furono raccolti altri reperti che via via emergevano dagli scavi per nuove costruzioni, sia in città che nel territorio d’attorno e nel 1999 furono disposti in bell’ordine nella nuova sede museale allestita nella Barchessa di Palazzo Foscolo.
Ora, nelle sale ben ordinate, si ammirano testimonianze dell’antica scrittura paleoveneta, anfore romane per i vari usi, elementi decorativi zoomorfi in terracotta, bronzetti di guerrieri, stele funerarie, collezioni di monete, are sacrificali, e, fra molti altri preziosi reperti provenienti anche dall’antica Cittanova Eracliana i bellissimi mosaici di età tardoantica, detti “della caccia”, “di Romanus” e “del coppiere”, rinvenuti in tempi recenti nel cuore della città.
Va ricordato che i Veneti erano amici e alleati dei Romani e per questo i Romani poterono attraversare liberamente il territorio quando nel 181 a.C andarono a dedurre la colonia di Aquileia; poi quando costruirono la via Postumia; poi nel 131 a.C. quando il pretore Tino Annio Rufo ne iniziò un’altra, la via Annia, da Padova a Iulia Concordia, per Altinum ed ancora nel 15 a .C. quando Druso, generale di Augusto, diede inizio alla Claudia Augusta che da Altinum arrivava ad Augusta Vindelicorum, l’attuale Ausgsburg, in Baviera.